Enim exerci ludus mos natu neo si usitas vulpes. Ex roto sino ullamcorper.

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Il Queyras nel Bade-Wurtemberg

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1685, revoca dal re Louis XIV del Editto di Nantes. Numerose sono le famiglie del Queyras e delle vallate vicine del Piemonte che lasciano tutto, la loro casa, le loro terre, il loro bestiame, e che, muniti di un misero fagotto, partono in cerca di asilo in terre più clementi.
Per questa gente si tratta soltanto di una peripezia, una di più : i loro padri hanno raccontato loro dettagliatamente le difficoltà dovute alla loro fede, una fede che non è quella del re. Ritorneranno, è securo, una volta passato il temporale. Almeno lo credono.

Sono partiti di notte, senza fare rumore, come ladri, per non far dare l'allarme ai vicini. Se sono arrestati, lo sanno, gli uomini saranno mandati nelle galere, le donne imprigionate a vita, i bambini strappati a loro e allevati in questa fede che non è la loro. Allora camminano. Al passo, si voltano per un ultimo sguardo sulla terra dei loro padri, questo paese dove sono nati e che è loro divenuto ostile, e si rimettono in marcia.
Per la strada incontrano altri fuggiaschi che vivevano oltre il monte, di cui condividono la lingua e che hanno avolte incontrati nelle fiere. Camminano con loro. Persone muoiono, bambini nascono. È cosi difficile di trovare di che fare un sudario, fasce... Ma non si reallentano. Devono camminare, camminare ancora.

Arrivano in Svizzera che però non può conservare tutti questi rifugiati. Allora si rimettono in moto e sei anni dopo la loro partenza - come passa il tempo - arrivano in Germania, nel Bade-Wurtemberg, dove il signore del luogo propone loro di installarsi come possono nei villaggi in rovina che la guerra di Trenta Anni, i sacchegi, la carestia e le malattie hanno spopolato. Dà loro terre, non molto riche, ma terre...

E si mettono al lavoro. Qui si sentono al sicuro dopo tutte queste persecuzioni. Non tutti hanno la fortuna di trovare un tetto. Non importa. Se è bisogno, si scava un buco nella terra che si ricopre con dei rami. È comunque un rifugio. Passano quattro anni durissimi prima che ognuno possa avere finalmente una casa. Ma tutti sono sostenuti dalla fede. Sanno che la luce brilla nelle tenebre. Non sono necessariamente di confessione valdense, ma non importa, questo termine conviene loro. Rendono grazie al Signore che li ha guidati fin qui.

 

 

 

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Oggi i loro discendenti si ricordano. A Serres, piccola frazione di Wurmberg, la piazza che hanno restaurato è statta battezzata "du patois", anche se nessuno parla questo dialetto occitano. Eppure i loro parenti hanno resistito durante più di un secolo, da quando un decreto funesto ha imposto loro l'uso del tedesco alla scuola, nelle loro pratiche amministrative, e durante il culto stesso. E le donne hanno conservato religiosamente nei loro armadi i vestiti delle loro nonne venute dalle valle valdesi, con le cuffie e gli scialli bianchi.

Proprio a Wurmberg, vicino al tempio, hanno preparato un monumento con ciottoli del fiume Guil su cui sono stati scolpiti i nomi dei villaggi del Queyras da dove venivano i loro padri.

 

 

 

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Allora, quando i Queyrassi fanno loro visita, si fanno in quattro per riceverli. Non hanno lo stesso nome, o un nome che conoscono bene per averlo visto scritto sulle lastre del cimitero ? E poi hanno già incontrato parecchie volte questi visitatori in occasione di "Retour en Queyras" e anche in altre volte. La barriera de la lingua ? Certo non è facile, ma quando parla il cuore, si trovano i gesti che convengono. Allora si serra per le spalle per la foto, si sorride in silenzio, si stringe le mani a longo.
Si rivedramo ancora, non è vero ? Si, è promesso, in Queyras o qui.
E ci si asciuga furtivamente una lagrima inattesa.

Auf Wiedersehen !  Arrivederci ! Parole che ritrovano da entrambe le parti il loro senso più profondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Queyras A Carlsdorf

Al momento della revoca dell'editto di Nantes, numerose Queyrassi fedeli alla loro fede protestante lasciarono tutto e andarono in esilio. Molti di loro trovarono ricovero in Germania, in particolare a Würmberg, nel Baden-Württemberg, ed in Assia. Carlsdorf è un paesello del comune di Hofgeismar, in Assia precisamente. Il 70% della popolazione di questo paesello è costituito da discendenti dei Ugonotti francesi soprattutto da queyrassi.

Nel  2010 una delegazione di Carlsdorf è venuta a passare alcuni giorni nel Queyras. Dal 2 al 5 giugno 2011, l'associazione Retour en Queyras gli ha reso la sua visita. Emozione, abbracci, amicizia ritrovata, visite…

Il complesso di 1686 creato dagli esiliati persista ancora oggi. Cartelli spiegano all'ospite quali furono i primi occupanti.

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Le case del complesso ugonotto portano cartelli come questo. Nel 1686 i primi proprietari di questa casa si nominavano Bellon Geoffroy e Madeleine, tutti e due venivano da Abriès, poi circa 1700 abitarono qui Bellon Daniel di Abriès, con la sua prima sposa Isnel Catherine da Saint-Véran, poi con la sua seconda sposa, la vedova Martin Isabeau da Abriès.

Una carta mostra l'itinerario che ha condotto questi profughi fino a Carlsdorf. Su un schema si può vedere, sottolineato in rosso, la posizione della casa nel complesso.

Nel 1707 questa casa fu distrutta con cinque altri da un incendio acceso da un bambino di un villaggio situato a tre chilometri appena. I tedeschi uscivano esauriti della guerra di trenta anni. Erano poverissimi e penavano a pagare le tasse delle quale i nuovi arrivi erano esentati per dieci anni. Da lì una certa gelosia. Queste case furono ricostruite “alle spese dello Stato„ dice il cartello.

 

 

L'accoglienza al municipio da parte di Heinrich, il sindaco che aveva condotto l'anno precedente la delegazione, è stata l'occasione di esprimere l'estasi degli ospiti ed i loro ringraziamenti.

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Lieber Herr Bürgermeister, lieber Freund,

Egregio signor  sindaco, caro amico

 

Nel vostro discorso d'accoglienza avete usato parole molto forti… Ci avete parlato di comprensione reciproca, di rispetto, di tolleranza… Sapete che siamo stati molto sensibili alle vostre parole.

Lei ci ha ringraziato per essere venuto a vedervi, ma del nostro lato… Gli inglesi hanno una formula bellissima per esprimere ciò che abbiamo sentito. Parlano del piacere che si prova a fare conoscenza, della tristezza che si senti a lasciarsi e di questa gioia che è là, quando ci si trova di nuovo…

Quando il nostro pullman è arrivato a Carlsdorf, grande fu la nostra emozione di vedere i vostri concittadini, così numerosi, che ci aspettavano, e fra loro tutti questi visi amici. E nelle mani dei bambini, spesso nella stessa mano, due bandiere, una bandiera tedesca ed una bandiera francese… Il messaggio era limpido e lo abbiamo perfettamente capito.

Ma per conoscersi e comprendersi, meglio è di vivere insieme. Quindi del fondo del cuore ringraziamo tutte quelle e tutti coloro che ci hanno aperto la loro casa e che ci hanno ricevuti da loro

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Che mi sia permesso sottolineare la qualità dell'organizzazione tedesca. Quando l'anno scorso siete venuti nel Queyras, il cielo era basso, grigio, piovoso. Qui, è molto diverso: il sole splende, il cielo è blu, l'aria mite, il tempo piacevole. Vedo che avete planificato tutto con efficacia. Nella mia opinione non vedete gelosia nulla, soltanto dell'ammirazione, e grido forte “bravo! “

Tra poco, scalando i mercati del municipio, dicevo al mio interlocutore tedesco che la piazza è bellissima. Lui mi rispondeva che troppo a costeggiare le cose, viene un momento in cui non le vediamo più. Dunque, quando uscirete, voi invito ad aprire grande gli occhi e a restare là un momento da contemplarla come lo abbiamo fatto. Come noi, constaterete che avete là una piazza realmente splendida.

Per tutto ciò, signor le sindaco, per la vostra gentilezza, per il calore della vostra accoglienza, tutti li diciamo GRAZIE.

 

 

La domenica abitanti di Carlsdorf e Queyrassi si sono riuniti nel tempio attorno al pastore per il culto. Momento di raccoglimento per i credenti, di meditazione per quelli che non lo sono, un'emozione intensa stringi i partecipanti.

 

 

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Sopra la porta del tempio di Carlsdorf, quest'iscrizione: I Francesi rifugiati per la professione del vangelo hanno alzato questo tempio all'onore di Dio con l'aiuto caritatevole di S.A.S. Charles, principe e landgraf di Assia-Kassel, che, avendoli misericordiosamente raccolti sotto la sua ombra e non avendo avuto meno cura della salvezza delle loro anime che dell'intervista dei loro corpi, merito che facciano, in questa casa di preghiera ed ovunque, dei auguri ardenti al cielo per la sua prosperità e per la sua gloria. Anno 1707.

 

 

 

 

 

 

 

 

Processione al lago Sainte-Anne a Ceillac

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La processione al lago Sainte-Anne è una tradizione che risale al XVII secolo.

A l'epocca, dice la leggenda, giovani pastori si erano preparati una zattera di fortuna e si erano lasciati spingere lentamente dal vento verso il centro del lago che volevano attraversare. Ahimé quando furono arrivati in mezzo, piu un soffio d'aria. Impossibile di ritornare. Alla notte, i loro genitori finirono per preoccuparsi e dopo longhe ricerche, li trovarono bloccati sulla loro esile imbarcazione. Istruzioni, ezortazioni, consigli diversi... in vanno. Ebbero la unica possibilità di buttarsi in ginocchio e di implorare Santa Anna che protegge tanto bene i navigatori. Promisero, se ritrovirebbero i loro bambini, di costruirle una capella. Santa Anna li udi in modo che una leggera brezza si alzo e ricondusse i ragazzini fino alla riva.

 

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Da allora, si dice, un pellegrinaggio di ringraziamenti è organizzato ciascuno anno il 26 liuglio. Due processioni partono simultaneamente di Ceillac e di Maurin nella vallata di Ubaye, al di là del collo Girardin. Stabiliscono il collegamento al livello del lago. Dopo di che una messa è detta.

La tradizione riporta igualmente che Santa Anna manifesta la sua soddisfazione al ritorno della processione facendo piovere, a una epoca del anno dove c'è tanto bisogno di acqua.

Di fatto si ricava al lago in processione nei periodi di grande siccità quando si desiderava la pioggia. In queste occasioni si organizzavano anche giocchi tali che corse per ragazzi e ragazze in un pendio ripidissimo.

 

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La cappella Santa Anna esisteva già in 1743. In effetti in questo anno il archivio dichiara lavori di mantenimento, e la prima processione per chiedere la pioggia di cui si guarda il ricordo risale a 1699. Cosi la costruzione della capella risale al XVII secolo anzi più presto.

I ultimi lavori di riparazione (pavimento, muratora, intonaco...) sono stati fatti in 1909. Sfortunatamente durante l'inverno 1918-1919 una valanga rovinava il edificio che fu ricostruito dès 1920.